Guerra e sentieri degli Altipiani
Molti dei sentieri più belli delle nostre Alpi e Prealpi ricalcano i luoghi, le strade e le trincee della I Guerra Mondiale. Le prealpi vicentine e in particolare, gli altipiani di Asiago, dei Fiorentini, i confinanti monti trentini di Lavarone e il massiccio del Pasubio sono ambienti ricchissimi di queste testimonianze.
Molti escursionisti li percorrono con più o meno consapevolezza. Sentieri di guerra vuole aggiungere alla loro esperienza l’aspetto storico e umano attraverso una narrazione parallela alle vicende della I Guerra Mondiale. Non una pretesa narrativa o storica ma il mezzo per far conoscere meglio questi luoghi ricordando chi vi è morto o a sofferto. Dieci sentieri simbolo della natura, del paesaggio e della storia di quei tragici anni.
Sentieri di Guerra è l’occasione per renderti partecipe alle vicissitudine drammatiche e a volte inverosimili, alla vita di fatica di tutti i giorni, ai rischi e alle sensazioni di chi ha partecipato a quell’immenso dramma che è stata la Prima Guerra Mondiale sugli Altipiani.
Sentieri di Guerra di porterà attraverso facili ascese che servivano a rifornire la prima linea o per sentieri che attraversavano in pieno i campi di battaglia lacerati dove ora le stelle alpine crescono numerose e i camosci sono più frequenti degli stessi escursionisti. Ti condurrà attraverso dolci sommità intagliate dagli zig-zag di trincee ripristinate o verso rupi impervie con le loro gallerie e postazioni a strapiombo celate dalla lontananza e dai boschi. Visiterai forti perfettamente ripristinati o ciò che ne resta dopo essere stati colpiti da mostruosi proiettili.
Un sentiero che attraversa spazio e tempo, che percorre natura, paesaggio, storia, fragilità e forza umana. Per scoprire che tutte queste infinite destinazioni ci portano alla fine nello stesso luogo, noi stessi.
“Alle ore 16 precise gli alpini del battaglione Monte Berico attaccarono la muraglia del Dente austriaco. Si precipitarono in corsa dal nostro Dente tra il fumo delle cannonate. Attraversarono, senza un minuto di esitazione, la selletta che separa le due rocce. Si arrampicarono su per la posizione nemica tra sasso e sasso. Vedevamo un brulichio più scuro nel grigio del pietrame: una specie di formicaio che saliva, invadeva ogni angolo, sommergeva, a poco a poco, l’aspro scoglio, con un’ondata umana” — M. Campana, Un anno sul Pasubio.
